La Maddalena di Donatello e la lipodistrofia
Un’ipotesi tra arte e medicina: la Maddalena di Donatello come possibile caso di lipodistrofia, secondo uno studio congiunto del Bambino Gesù, del Ministero della Cultura e dell’Osservatorio Malattie Rare
di Patrizia Miracco
Una scultura del Quattrocento potrebbe raccontare più di quanto pensiamo. Volto scavato, occhi infossati, capelli ispidi, braccia nervose: la celebre Maddalena penitente scolpita da Donatello tra il 1453 e il 1455 potrebbe rappresentare una donna affetta da lipodistrofia, una rara malattia metabolica. L’ipotesi nasce da uno studio pubblicato sul Journal of Endocrinological Investigation, frutto di una collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, l’Osservatorio Malattie Rare e il Ministero della Cultura.
“Il volto e il corpo della Maddalena mostrano i tratti distintivi della lipodistrofia generalizzata o parziale” spiega il professor Marco Cappa, endocrinologo e responsabile della ricerca.
La lipodistrofia è caratterizzata dalla perdita progressiva di tessuto adiposo sottocutaneo, con un volto scavato, affilato, emaciato. Può essere genetica o acquisita che, se non diagnosticata, può causare gravi complicazioni epatiche, metaboliche e cardiovascolari. L’Ospedale Bambino Gesù segue il maggior numero di casi pediatrici di lipodistrofia in Italia e ospita la sede italiana di Orphanet, il database internazionale delle malattie rare. Il team ha dunque un’esperienza clinica profonda, che ha permesso di leggere in modo nuovo una delle opere più intense della scultura rinascimentale.
Chi osserva la Maddalena di Donatello, conservata al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, trova un’opera che rompe con la tradizionale immagine della santa, si presenta in un realismo estremo: capelli lunghi e scarmigliati, muscoli tesi e sguardo provato. Secondo i ricercatori, questi tratti coincidono con la forma grave di lipodistrofia generalizzata.
Lo studio rientra nella paleopatologia, disciplina che studia le malattie del passato attraverso fonti artistiche e storiche.
“Sebbene non sia possibile formulare una diagnosi definitiva, la Maddalena – spiega il prof Cappa – offre un raro esempio di come l’arte possa suggerire una lettura clinica rigorosa”. Per Cappa: “il medico parte dai segni, e questa statua ne offre moltissimi”.
Altre interpretazioni, come anoressia, malnutrizione o ipertiroidismo, restano possibili, considerando il periodo storico segnato da guerre e carestie.
A rafforzare la tesi, il confronto con il San Giovanni Battista di Donatello (1438), raffigurato come asceta ma con un corpo sano e robusto. Appare così che l’emaciazione della Maddalena sia stata una scelta intenzionale, forse ispirata da un modello reale affetto da una condizione fisica rara.
“Questa Maddalena ci ricorda che l’arte può insegnare molto alla scienza, se sappiamo osservarla”, conclude Cappa. La statua, infatti, non solo testimonia la spiritualità del suo tempo, ma diventa anche un potente strumento per affinare lo sguardo clinico.
