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La fotografia di Paolo Pellegrin tra empatia e memoria

La mostra “Persona” celebra il ritratto come spazio di relazione, testimonianza e introspezione visiva

di Patrizia Miracco

A Roma, la mostra “Persona” di Paolo Pellegrin, in corso fino al 31 ottobre presso Officine Fotografiche, ci invita a riflettere sulla dinamica del ritratto non come semplice rappresentazione, ma frammenti di vite, tracce di storia che parlano anche della nostra capacità di entrare in relazione con l’altro.

Paolo Pellegrin, tra i più noti fotoreporter contemporanei, ha attraversato con la macchina fotografica zone di conflitto e marginalità, luoghi segnati dal trauma e dalla resistenza: Gaza, Haiti, il Libano, gli Stati Uniti post-11 settembre. Ma al centro del suo sguardo non ci sono mai solo gli eventi: ci sono le persone. La sua arte è nel trasformare lo scatto in testimonianza, l’immagine in presenza viva.

La mostra, curata da Annalisa D’Angelo, raccoglie per la prima volta in Italia una selezione di ritratti che ripercorrono l’intera carriera dell’autore. Dai campi rom degli anni ’80 ai ritratti patinati per il New York Times, ogni scatto diventa occasione per interrogarsi su come ci relazioniamo all’immagine dell’altro e quanto di noi stessi proiettiamo nello sguardo di chi ci guarda da una foto.

Come nota la curatrice, “il ritratto è specchio per alcuni, furto dell’anima per altri”. Nella visione di Pellegrin, diventa linguaggio di rispetto e attraversamento, che coinvolge chi fotografa, chi viene fotografato e chi osserva. Una triangolazione che rimanda direttamente a meccanismi fondamentali del nostro cervello: il riconoscimento facciale, l’attivazione dei neuroni specchio, la costruzione dell’identità.

Molti dei volti in mostra portano i segni della guerra, della povertà, della perdita. Eppure, Pellegrin riesce a evitare la trappola del sensazionalismo: non cerca di “catturare” il dolore, ma di restituirlo con delicatezza, come fosse un contatto. I suoi ritratti non raccontano solo il soggetto ritratto, ma anche il modo in cui lo vediamo, le emozioni che suscita, le memorie che attiva.

In questo senso, la fotografia diventa spazio percettivo condiviso, in cui si intrecciano memoria personale e memoria collettiva. Un volto di Gaza può diventare, per chi guarda, un simbolo universale del trauma. Una celebrità hollywoodiana, invece, può rivelarsi fragile, quasi anonima. Il contesto si dissolve e resta la persona.

“Persona” è parte delle celebrazioni per i 25 anni di Officine Fotografiche, che da sempre promuove la fotografia come strumento di riflessione culturale e pratica relazionale. La mostra include stampe vintage, serigrafie, gigantografie e scatti digitali, in un allestimento che invita a rallentare lo sguardo, ad ascoltare le immagini. Scegliere Pellegrin per festeggiare questa ricorrenza è un atto coerente: entrambi, fotografo e spazio espositivo, condividono un’idea della fotografia come atto di pensiero, relazione e impegno civile.

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Info mostra

Persona – Fotografie di Paolo Pellegrin
Officine Fotografiche Roma, Via G. Libetta 1
3–31 ottobre 2025
Ingresso: libero
officinefotografiche.org