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Crescere nell’era dell’Intelligenza Artificiale

Come gli adolescenti si confrontano con l’AI e perché l’educazione resta insostituibile
di Rosa Buzzi

L’ultima edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, presentata da Save the Children a Roma, il 19 novembre 2025, offre uno sguardo dettagliato sull’adolescenza italiana contemporanea. È un’età di rapidi cambiamenti, in cui la crescita personale si intreccia sempre più con la vita digitale. Secondo il sondaggio dell’organizzazione, il 41,8% degli adolescenti tra i 15 e i 19 anni si è rivolto all’Intelligenza Artificiale nei momenti di tristezza, solitudine o ansia, indicando un rapporto sempre più stretto tra giovani e tecnologia.

L’AI viene spesso percepita come un interlocutore disponibile, rapido e non giudicante. Chatbot e assistenti conversazionali rispondono immediatamente e modulano il linguaggio in base alle richieste, offrendo un supporto rassicurante. Per chi è abituato alla connessione continua, questa disponibilità può rappresentare un punto di riferimento nei momenti di incertezza. Va però ricordato che l’IA fornisce risposte, non relazioni.

Molti adolescenti faticano a distinguere tra interlocutore umano e sistema automatizzato, e questo può generare aspettative non realistiche: i modelli generativi producono testo basandosi su correlazioni statistiche, senza comprendere emozioni, sfumature o contesti complessi.

Un altro rischio è l’affidamento di bisogni affettivi o decisioni personali a strumenti automatizzati. L’AI non riconosce segnali di disagio, non può intervenire in situazioni di rischio e non sostituisce il confronto con adulti o coetanei. Oltre il 42% degli adolescenti dichiara di aver chiesto all’AI consigli su scelte importanti: senza trasparenza sul funzionamento del sistema, la tecnologia rischia di influenzare percorsi di crescita senza che il suo ruolo sia chiaro.

Save the Children sottolinea quindi l’importanza di un patto educativo rinnovato, che integri alfabetizzazione digitale, accompagnamento attivo e responsabilità condivisa tra famiglie, scuole e istituzioni. L’obiettivo non è limitare l’uso dell’AI, ma promuovere un accesso consapevole. Se utilizzate correttamente, le tecnologie conversazionali possono arricchire il percorso formativo dei ragazzi, senza sostituire le relazioni fondamentali per il loro sviluppo emotivo e sociale.