Casa Pasolini – Il primo rifugio romano dello scrittore torna a vivere
Casa Pasolini a Roma: il primo rifugio dello scrittore si apre al pubblico con un progetto culturale che intreccia memoria e partecipazione
di Rosa Buzzi
A Rebibbia, riapre la porta della prima casa romana di Pier Paolo Pasolini, un luogo che per decenni è rimasto custodito nella memoria di pochi e che oggi ritorna come spazio aperto e condiviso. L’appartamento di via Giovanni Tagliere 3 segna l’ingresso del giovane Pasolini nella città, tra il 1951 e il 1954, anni decisivi per la sua formazione umana e letteraria. In quelle stanze prese forma Ragazzi di vita, nacquero amicizie, intuizioni, inquietudini e un rapporto con le periferie romane destinato a diventare centrale nella sua opera.
Dopo un intervento di recupero che ha rispettato la struttura originaria e ne ha valorizzato il carattere intimo, la casa è stata acquisita dal Ministero della Cultura e ora accoglie i visitatori con ingresso gratuito da giovedì a domenica. Non è un museo cristallizzato, ma un luogo vivo. Gli spazi sono stati allestiti per restituire la quotidianità di quegli anni e per creare un ambiente capace di ospitare attività culturali, incontri, laboratori e iniziative rivolte alle scuole e al territorio.
Fotografie, documenti, oggetti e materiali d’archivio ricostruiscono la vita di Pasolini nel quartiere. Lo sguardo dello scrittore rivive attraverso immagini e testimonianze che mostrano la vitalità di Rebibbia negli anni Cinquanta e rivelano un rapporto profondo con la città. La biblioteca tematica e le attività curate dal nuovo centro intendono continuare quel dialogo, intrecciando la figura dell’autore con le energie presenti nel quartiere di oggi.
Casa Pasolini non offre soltanto un’esperienza di memoria, ma un’occasione di partecipazione e di incontro. Il ritorno alla città di questo luogo privato diventa un atto di cura verso la storia culturale collettiva. È l’idea che una casa non debba essere soltanto preservata, ma restituita ai cittadini perché possa generare nuovi sguardi e nuove narrazioni.
La scelta di aprire l’appartamento al pubblico si inserisce in un percorso che mira a rendere accessibili i luoghi che hanno segnato la vita degli artisti italiani. Nel caso di Pasolini, la casa di Rebibbia ha un valore particolare, perché racchiude l’inizio del suo rapporto con Roma. Non una dimora monumentale, ma uno spazio semplice, quotidiano, attraversato da luce, precarietà e desiderio. Lì si incontrano la timidezza del giovane poeta e la forza della metropoli che stava diventando la scena delle sue parole.
Oggi quella stessa casa torna a vivere. Esce dal silenzio, si apre alla città e invita chi la visita a immaginare il momento in cui un giovane Pasolini attraversava la soglia con un taccuino in tasca e un mondo da osservare. Rebibbia resta lo sfondo di allora e di oggi. Una periferia che non smette di parlare e che ora ritrova nella casa museo un punto di riferimento culturale, un segno di appartenenza e un luogo da abitare con lo sguardo della contemporaneità.
