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ONORA LA FIGLIA. Madre, figlia e parola: l’epilogo di una vita raccontata in poesia da Anna Segre

di Stefania Catallo

Io non sono una proprietà,
anche se nasco dall’atto di qualcuno
e quel qualcuno penserà
di avere dei diritti
su di me.
Potrei non soddisfare le aspettative,
anzi, lo dico subito:

deluderò le proiezioni,
non corrisponderò all’idea
e incenerirò gli investimenti,
sarò un’idiota incurabile,
sarò me malgrado te,
sarò quello che mi pare,
disubbidirò,
disturberò,
busserò
alle tue braccia conserte.

(da Onora la figlia, Anna Segre, InternoPoesia)

Se un libro potesse diventare strumento di racconto e confronto, diretto, scabro, toccante, amaro e commovente, allora sarebbe “Onora la figlia” (2025, InternoPoesia), l’ultima silloge di Anna Segre. La poetessa romana ha voluto parlare alla madre, scomparsa da circa un anno, intessendo con lei un discorso fatto non di recriminazione, ma di umanità, anche se sofferta e a tratti gridata. Il legame primario con colei che le ha dato la vita diviene così per Segre l’occasione di un dialogo intimo, profondo, sincero quanto i sentimenti che lo animano.

In occasione dell’uscita della raccolta, abbiamo rivolto alcune domande a Segre, per comprendere meglio la complessità e la portata dell’opera.

Anna Segre, come è nata l’idea di questa nuova raccolta di poesie?

Il punto è che quando soffro, scrivo. E’ la mia risposta alla difficoltà, verbalizzarla. E attorno alla malattia e alla morte di mia madre, la sfocatezza, l’incredulità, la perdita di quello che non avremmo mai avuto, che avevo tanto aspettato, ma che ormai era chiaro, non sarebbe più stato possibile, mi tormentava. E scrivevo così, pezzetti di intuizione, flash di ricordi, dichiarazioni che non avevo mai osato fare, come una lampadina che oscilla nel buio e illumina ora questo ora quello. E’ venuto fuori: Onora la figlia“.

Un titolo molto particolare. Come mai lo ha scelto?

Il titolo è una riflessione degli ultimi 20 anni. Mi chiedevo, rispetto ai comandamenti che regolano i tre monoteismi, ebraismo cattolicesimo e islam, che sono gli stessi per tutti, come mai non ci fosse qualcosa sui figli. E facevo ipotesi rispetto agli scopi di ogni comandamento e sugli effetti di questi impartimenti condivisi, che sono alla base del vivere insieme, della società civile. E, dicevo, mi sorgeva la domanda: se ci fosse un comandamento sui figli, come cambierebbe la genitorialità? Cioè, immaginavo, se questi padri e madri col potere assoluto sui minori che devono credere, affidarsi, ubbidire, avessero un comandamento Onora la figlia, cosa cambierebbero del loro comportamento? Perché il comandamento ha un risvolto sociale molto pesante: se disubbidisci, sei guardato con disapprovazione e giudizio negativo. E il giudizio negativo fa parte della punizione come la galera…“.

Il suo personale rapporto tra madre e figlia si è rasserenato, durante la stesura del libro?

Mia madre ha fatto di tutto per farmi sapere quanto mi volesse bene, prima di morire. Di tutto. Siamo andate insieme alle mie presentazioni, mi ha accompagnata alle visite mediche, è venuta con me al mare, abbiamo parlato ogni volta che ci veniva voglia. Cose che prima erano impossibili per la presenza di mio padre. Abbiamo avuto 4 anni. E sono stati come 54. Il rapporto ha fatto quello che era in suo potere per ricongiungersi, per cicatrizzare le ferite: lei essendoci io scrivendo“.

Quali sono i progetti futuri relativi a quest’opera?

Il 10 ottobre alle 18 presenterò il libro alla Feltrinelli di largo Argentina a Roma, con Cecilia Lavatore e Olivia Balzar. Inoltre, Giuditta Cambieri sta preparando uno spettacolo sulla violenza tratto da questo libro e a dicembre sarà a teatro“.

https://www.ibs.it/onora-figlia-libro-anna-segre/e/9791281315457?srsltid=AfmBOooE_rmuxTpfgKSvGylyJOUFpInA13LbDnt_GHVKOVEW5BiZ-a8e